Ovviamente queste sostanze possono avere effetti dannosi su flora e fauna. Alcune interagiscono con il sistema endocrino compromettendo la riproduzione di pesci e molluschi, ad esempio. E da li entrano nella catena alimentare. A essere esposti perciò anche gli esseri umani che ingeriscono queste sostanze pericolose attraverso acque potabili, pesce d’acqua dolce e marini e frutti di mare contaminati.
Per alcuni inquinanti, la consapevolezza dei potenziali effetti si è avuta solo di recente e la conoscenza scientifica potrebbe essere ancora incompleta. Questi inquinanti emergenti includono le sostanze nate di recente, come i prodotti farmaceutici e per la cura personale, ma anche i nanomateriali. La politica, in questo caso, con delle leggi che ne limitano la presenza è latitante, poiché mancano conoscenze approfondite. In assenza di misure opportune va considerato che i cambiamenti climatici potrebbero incidere negativamente sulla qualità chimica delle acque nei prossimi decenni. Precipitazioni più intense, per esempio, aumenterebbero il lavaggio di terreni agricoli e urbani, disperdendo nelle acque maggiori sostanze pericolose.
Il rapporto conclude che allo stato attuale per ridurre la presenza di queste sostanze nelle acque va adottata una produzione più sostenibile e una maggiore riduzione di prodotti chimici, da applicare non solo in Europa.
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